Volevo un gatto nero…

gatto nero con sfondo multicolore by Helena Lopes

Simbolo indiscusso delle streghe, legati da sempre alla femminilità ed alla magia… non sai come chiamare il tuo amicio nero appena adottato? Qui potrai trovare ispirazione per un bel nome d’origine pagana!
Prima di entrare nel dettaglio sui felini, e in particolare sui gatti neri, protagonisti di diverse superstizioni in tutto il mondo, meglio fare una breve introduzione sul significato del colore.

Nero come la notte

Il nero ha una duplice valenza, è visto nella mentalità occidentale in maniera sostanzialmente negativa in quanto legato alle tenebre, alla morte, all’ignoto.
In altre culture, invece, il nero ha valenze positive. Perché è il colore del vuoto primordiale e quindi del principio, dell’assoluto che racchiude le potenzialità che precedono la creazione del mondo.

Il nero è un non colore in quanto rappresenta l’assenza di ogni colore e l’assenza di luce, ma anche la somma di tutti i colori.

Il nero può essere visto anche da un altro punto di vista. Indossato esso assicura una certa invisibilità, una sorta di barriera che protegge l’anima. Secondo miti celtici è il colore usato dalle streghe per la sua capacità di ostacolare e annullare il maligno e di assorbire e neutralizzare energie negative.

Occorre fare poi una distinzione fra il nero opaco, che è associato spesso a sensazioni negative (ad esempio il colore del lutto è opaco), e il nero lucido. Quest’ultimo ci trasmette sensazioni positive: è brillante, elegante, sensuale. Possiamo sicuramente affermare che il gatto nero appartiene a quest’ultima categoria, infatti, se in buona salute, ha un pelo lucidissimo.

Gatti neri nell’Antichità

Gatta nera, ovvero Iside

Per gli antichi Egizi il nero è il colore del limo portatore di fertilità e rinnovamento, quindi diventa simbolo di rinascita e rigenerazione. Il nero è collegato alla morte, ma in senso positivo, infatti era il colore dell’aldilà, dove il defunto subiva le prove e le trasformazioni che gli avrebbero conferito la vita eterna. Asar signore dell’Oltretomba era chiamato anche Nero. Quindi questo era il colore preferito di Iside, e di conseguenza il gatto nero era il più sacro per i devoti di questa dea: Isis era la dea della maternità, della fertilità e della magia. Lei portava un mantello nero, pertanto il gatto di quel colore è visto come una divina incarnazione di Iside, della greca Artemide o della romana Diana.

Nell’antica Roma il gatto nero era considerato di buon auspicio: quando moriva veniva cremato e le sue ceneri sparse sui campi per dare un buon raccolto ed eliminare le erbe infestanti.

Dall’antica Arausio, proviene un mosaico, oggi perduto, recante a destra un gatto nero accoccolato che volgeva il muso verso lo spettatore, con un topo in bocca. Probabilmente risalente al primo impero romano, in base a considerazioni di carattere stilistico, questa opera è la più antica raffigurazione di un gatto nero. Può darsi che l’immagine avesse un significato apotropaico, che fosse cioè volta a tenere alla larga i roditori come pure il male dalla famiglia. In tal caso, si tratterebbe del primissimo impiego noto del gatto nero come simbolo di buona sorte.

Gli eserciti Romani utilizzavano spesso il gatto come simbolo nelle insegne militari probabilmente come portafortuna e portavano con loro i gatti negli accampamenti per protegge i viveri, ma anche le corde degli archi e altri manufatti di cuoio, dai roditori. Tanti resti di felini sono stati trovati in siti militari di quell’epoca.

Gatti neri in Nord Europa

In Irlanda il gatto nero domestico risaliva ai miti del ceppo di Natale, il cui legno proveniva dall’albero sacro di tasso ed era molto più che un mezzo per scaldarsi le ossa, il fumo infatti evocava le dee che un tempo regnavano nel bosco magico, insieme al gatto nero, loro benevolo parente.

In Gran Bretagna il gatto di colore nero è particolarmente amato. Considerato fonte di fortuna in generale, è anche di buon auspicio per i matrimoni. Ci sono tanti detti e credenze, risalenti soprattutto al Galles ottocentesco, che lo testimoniano:

“E’ segno di buona fortuna se un gatto nero ed estraneo entra in casa di chicchessia. Se un gatto nero viene perduto, mille guai capiteranno alla famiglia.
E’ buona cosa che un gatto nero entri in casa tua: per nessuna ragione deve essere scacciato.
Quando il gatto di casa è nero
la ragazza senza amore non resterà davvero”

Donald Engels, “Storia del gatto”

Originaria del Sud della Francia, ma diffusa anche in Inghilterra, è l’antica leggenda del Matagot. Egli è uno spirito che prendeva la forma di un gatto randagio di colore nero e che vagava in cerca di padrone. Questo gatto poteva portare tanta fortuna ma bisognava trattarlo molto bene. La leggenda dice che per propiziarselo bisogna offrirgli il primo boccone di cibo proveniente dallo stesso piatto del padrone ad ogni pasto, e lui avrebbe fatto apparire delle monete d’oro ogni mattina.

Gatti neri e bucanieri

Dai Fenici in poi, i gatti sono stati una presenza immancabile sulle navi. A bordo delle navi i gatti, prevalentemente neri, erano bene accolti in tutta Europa non solo per dare la caccia ai topi nella stiva ma anche come portatori di buona sorte.

Ritornando alle tradizioni Egizie, Iside Pelagia era anche la dea protettrice di navi e marinai e spesso le sue immagini, in forma umana o felina, venivano messe a prua.

Il gatto era considerato dai marinai lo spirito guardiano del vascello: se rimaneva a bordo, la nave era sicura; se l’abbandona essa era destinata al naufragio. In Gran Bretagna la tradizione popolare è piena di storie su marinai che hanno rifiutato l’imbarco perché non c’era un gatto presente. I gatti svolgevano anche un’altra funzione molto importante: erano fonte di affetto nei lunghi mesi trascorsi a bordo, già all’epoca la pet therapy era apprezzata e conosciuta!

Gatto nero, presente!

La presenza a bordo delle navi per gatti fu addirittura obbligatoria nella marina britannica fino al 1975. Le navi accoglievano soprattutto gatti neri come risulta da molte fotografie e dalla diffusione dei gatti di quel colore in terre remote. Il famoso ammiraglio inglese Horatio Nelson (quello della battaglia di Trafalgar) è stato protagonista di una straordinaria storia di salvataggio di una gatta:

[…] arrivò in soccorso una fregata che prese a bordo i sopravvissuti. Come si addice a un capitano, Nelson lasciò per ultimo la nave, e subito dopo, visibilmente agitato, chiese: “Manca qualcuno?” “Vostra eccellenza, non c’è la gatta”, gli rispose un ufficiale. Allora Nelson tornò sulla nave che minacciava di affondare, trovò la gatta nella sala del timone e la portò al sicuro.
Bluhm Detlef, “Impronte di gatto”

Nel XV secolo, anche le compagnie di assicurazione obbligavano a tenere a bordo gatti, erano necessari per combattere i ratti.

I gatti navigatori oltre che su navi da guerra, da carico e da passeggeri sono molto apprezzati anche sui pescherecci. A questo proposito i pescatori giapponesi vogliono a bordo solo gatti tutti neri o tutti bianchi o tutti marroni perché si dice che portino fortuna solo se monocromi. Sarebbero dotati di poteri magici che tengono lontano il maltempo e proteggono la nave dalle anime dei naufraghi che vagano sulla schiuma delle onde. Ancora nel XX secolo, i capitani e gli armatori erano disposti a pagare quasi ogni prezzo pur di avere un gatto di quei colori.

Gatti neri famosi

La gatta nera più famosa fu la cara Nigger, che accompagnò Robert Falcon Scott nella spedizione al Polo Sud del 1912. Fu il primo micio a mettere piede in Antartide e purtroppo scomparve durante una tempesta. In seguito a questo episodio tutti i membri della spedizione morirono uno a uno nel corso dell’ interminabile tragitto a piedi verso il Polo Sud. I più superstiziosi attribuirono alla morte prematura della gatta l’esito sfortunato di quell’impresa.

La professione del gatto navigatore oggi non esiste più per più cause: le navi d’acciaio (anziché di legno), l’uso di mezzi chimici per eliminare i topi e l’utilizzo dei container per immagazzinare le merci. Sono sicura però che ai marinai dispiaccia non avere più la sua compagnia a bordo.

“Charlie, l’ultimo gatto ufficialmente registrato dalla marina britannica, è stato seppellito con tutti gli onori militari. La nave da guerra HMS Pembroke nel porto di Chatham ha abbassato le bandiere a mezz’asta e un membro dell’equipaggio ha celebrato una cerimonia funebre. Il gatto aveva un regolare passaporto e il ministero della Difesa lo pagava con vitto e alloggio. Domenica Charlie è stato investito. Tutta la Royal Navy è in lutto.”
Da una notizia diffusa il 18/11/1981 dall’agenzia di stampa Deutsche Presse Agentur.

Gatto nero e selvaggio

Il simbolo del gatto nero e selvaggio è legato ai movimenti sindacali americani, soprattutto all’ Industrial Workers of the World. Il primo esempio verificabile del simbolo del gatto è utilizzato per rappresentare l’azione diretta, lo sciopero generale e il sabotaggio, ovvero i principali strumenti di lotta degli operai radicali sul posto di lavoro (con il boicottaggio e l’occupazione).

“Un giorno ci prenderemo le buone cose della terra
Che i parassiti accumulano e vendono;
Ci terremo per noi ciò che produciamo
E i capi se ne vadano all’inferno.
La terra è sul bottone che portiamo noi del sindacato
Noi scateneremo il gatto del sabotaggio se non avremo quel che ci spetta!”

“The Harvest Song”, Ralph Chaplin, 1913

Il gatto è stato così utilizzato come simbolo d’indipendenza – perché si aggira prevalentemente indisturbato di notte (in alcune immagini lo si rappresentava su una barriera, dietro alla quale dormono i borghesi, sotto la luna piena) – con l’idea di spaventare il padronato grazie alla semplice presenza di quell’immagine. L’idea del sabotaggio gli da il nome di Sab-Cat, riconducibile al fatto di portare un gatto nero al padrone per portagli iella.

Gatti neri, geneticamente magici

Una notizia sensazionale è apparsa nel marzo del 2003: i gatti neri oggi potrebbero anche aiutare la ricerca medica.

Un’équipe di ricercatori dell’Istituto Nazionale per i Tumori del Maryland ha studiato le mutazioni genetiche che conferiscono il mantello nero a diverse specie di gatti. Alcune di queste mutazioni si trovano nei geni che, negli umani, sono legati a malattie come l’Aids. Il dottor Stephen O’Brien con Eduardo Eizirik e gli altri ricercatori hanno studiato il Dna dei felini neri non per pura curiosità, ma perché convinti che spesso questi geni conferiscono all’animale maggiori protezioni contro le malattie.

Altrimenti, spiegano gli scienziati, un animale con una colorazione insolita rispetto alla sua specie non sopravvivrebbe.

“Riuscendo a capire come facciano specie selvatiche a sviluppare una maggiore resistenza genetica alle malattie, potremmo scoprire delle nuove difese genetiche contro le malattie a favore della specie umana.”
O’Brien in un’intervista telefonica per Science

Il team ha notato che un gene chiamato MC1R se presente nel DNA dei giaguari conferisce loro la colorazione nera. Se invece lo stesso gene è nel DNA di un uomo a volte dà una capigliatura rossa. Si trova in un gruppo di geni che potrebbero aver conferito ai felini una maggiore resistenza alle patologie che attaccano il sistema immunitario come l’Aids. La colorazione nera secondo gli scienziati potrebbe essere solo un aspetto secondario di questa mutazione. Il passo successivo delle ricerche consisterà nell’individuare qualunque possibile vantaggio possano offrire questi tipi di mutazioni. 


Risorse

Articolo vergato da…

Marica innocente

MARICA innocente

Blogger Viola

𝗠𝗲𝗱𝗶𝗮 𝗱𝗲𝘀𝗶𝗴𝗻𝗲𝗿 e 𝗖𝗼𝗻𝘁𝗲𝗻𝘁 𝗰𝗿𝗲𝗮𝘁𝗼𝗿 , Marica lavora come E𝗱𝗶𝘁𝗼𝗿 e 𝗦𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗮 𝗠𝗮𝗻𝗮𝗴𝗲𝗿 solo per chi ha una forte etica e supporta i diritti umani ed animali 🇮🇹 🇫🇷 🇬🇧

Photo de Camille Metairie, Arlès 2018.

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